Al di là del bene e del Mali
STAMANE ALL’ALBA M. HA LASCIATO CASA SCALABRINI 634. In realtà non è una brutta cosa per lui che va incontro ad una nuova fase della sua vita, dopo i sei mesi passati nel nostro progetto di semi autonomia, ma è un momento malinconico per me, dal momento che M. è stata una delle presenze più simpatiche nella Casa.
Lo attende un breve viaggio in Mali, suo paese di origine, per conoscere di persona il figlio cinquenne con il quale si è fin qui relazionato solo in video chiamata. Quando M. si è messo in viaggio verso l’Europa la moglie doveva ancora partorire.
M. è giovane ma ha qualche anno in più della gran parte delle altre persone che abitano Casa Scalabrini 634. Appare un po’ più maturo e smaliziato. Ha una risata travolgente, una risata che ricorda quella di un Eddy Murphy prima maniera. Accetta lo scherzo ma è anche persona molto riservata e, quando non sa di essere osservato ed è intento in qualche faccenda domestica o semplicemente seduto a tavola a fine pasto, capita di intravvedere un velo di malinconia nel suo sguardo.
M. ha un sense of humour un po’ retrò che ricorda quello dello zio simpatico, quando eri bambino. È arrivato a Roma dopo un periodo trascorso a Milano e tiene a ribadire, ogni volta che ne ha l’occasione e specialmente ai romani più veraci che “Milano è più bella che Roma! Piuttosto che Roma, va bene Torino, anche se è piccola! A Roma niente funziona!”. Poi resta ad osservare soddisfatto lo sguardo del suo interlocutore e prorompe in una delle sue risate fragorose.
Ha un senso pratico tutto suo che ha seguito meticolosamente nel preparare la sua partenza. Qualche giorno fa si è riservato una giornata intera per andare a Napoli. Gli abbiamo chiesto se avesse qualcuno a cui far visita e ci ha detto che ci andava per comprare “cose per portare giù al paese, ché a Napoli costa meno”. Gli abbiamo fatto notare che il biglietto del treno avrebbe vanificato l’eventuale risparmio nelle compere. Ha riso fragorosamente, assicurandoci che non ci avrebbe chiesto prestiti se fosse rimasto senza soldi.
Ieri sera abbiamo improvvisato una cena della Casa, per salutarlo e, con pazienza, si è prestato, brindando con un bicchiere di Pepsi e improvvisando un discorso di commiato che tradiva la poca voglia: “Domani finiti i miei sei mesi qui nella Casa, con brava gente, buon mangiare, letto comodo”. È seguita l’ennesima risata travolgente. Poi un attimo di silenzio. Poi, portandosi una mano all’altezza del cuore ha sospirato un “grazie per tutto!” che tradiva un filo di emozione.
Ha voluto rifare la carta di identità italiana, prima di partire, ha voluto quella formato tessera, invece di quella vecchia maniera. L’ho aiutato a prendere l’appuntamento online. “Non puoi pensarci quando torni dal Mali? Quella che hai adesso sarà ancora valida!”, gli ho detto. “Ma devo andare in giro: quella è più bella, più moderna!”. E giù un’altra risata alla Eddy Murphy.
Quando tornerà a Roma ha già un posto letto ad aspettarlo, in stanza con un “fratello”, in un alloggio in condivisione con altri quattro, in stabile decoroso, comodo mezzi di trasporto. Nella pizzeria nella quale stava lavorando lo aspetteranno: si è fatto apprezzare e volere bene.
Comunque vada, inizia per M. un nuovo capitolo, lontano da Casa Scalabrini. Stamane sono stato il primo ad entrare in ufficio e ho trovato la sua copia delle chiavi sulla scrivania. Mi è preso un senso di malinconia. Poi mi è risuonata in testa la risata travolgente e un sorriso ebete mi si è dipinto sul volto assonnato. Buona fortuna, M.