Borders
Dall’ottobre 2022 è iniziato il progetto Borders, con l’obiettivo di ampliare la presenza di ASCS ai confini delle rotte migratorie europee.
Gli obiettivi specifici del progetto sono:
- monitorare la condizione delle persone in movimento ai confini, denunciando le violenze e le ingiustizie che accadono sistematicamente nei loro confronti;
- attivare progetti di accoglienza e supporto alle persone migranti in collaborazione con le associazioni locali;
- favorire una presenza più continuativa di volontarie e volontari ASCS in questi luoghi, in particolare dove sono già presenti i padri Scalabriniani;
- sensibilizzare la società civile, in particolare i giovani, sulle politiche di esternalizzazione delle frontiere operate dai paesi dell’Unione Europea.
I punti di interesse del progetto in questo primo anno sono stati: le frontiere delle rotte balcaniche (in particolare Trieste e Subotica), le frontiere interne italiane (Brennero, Como, Oulx, Ventimiglia), le frontiera esterne settentrionali (Calais) e le frontiere esterne meridionali (Ceuta).
Contesto
Nell’arco del 2023 sono state registrate 29.437 persone che hanno oltrepassato la Manica. Nonostante il numero di passaggi (nel 2022 erano state più di 40.000 le persone che hanno attraversato questo confine), la gran parte delle persone in movimento che ha intenzione di dirigersi verso il Regno Unito non riesce ad arrivarci, perché bloccata prima sulle spiagge del Nord della Francia, in luoghi come Calais e Dunkerque.
Ormai da anni Calais si è trasformata in funzione del passaggio delle persone transitanti. In particolare, famosa è stata la giungla di Calais, gigantesco accampamento informale nella periferia della città, che è stato abitato dal 2006 al 2016, poi smantellato. Attualmente nel territorio di Calais ci sono comunque migliaia di persone. Nonostante la giungla sia stata smantellata, infatti, le persone hanno continuato ad abitare zone più o meno periferiche della città (attualmente una parte della vecchia Jungle è stata ri-occupata). Gli insediamenti informali sono molteplici.
La grande emergenza è abitativa, dato che le istituzioni non provvedono a nessun luogo di accoglienza. I padri scalabriniani hanno da ormai due anni preso in carico 15 chiese nella cittadina di Calais, con l’obiettivo di accompagnare la popolazione locale e supportare le persone migranti. La casa La Margelle si trova nella vecchia casa canonica di una delle chiese gestite dai padri Scalabriniani. E’ uno dei pochi luoghi di accoglienza per persone migranti nella città: in particolare qui vengono accolte persone migranti che, arrivate a Calais per provare a raggiungere il Regno Unito, stanno invece valutando di fermarsi in Francia. La casa, inoltre, prevede una emergency room per accogliere, per qualche notte, persone in transito segnalate da altre associazioni che lavorano a supporto delle persone migranti a Calais.
Cosa fa ASCS a Calais
Da gennaio 2024 abbiamo preso in carico, insieme alla parrocchia di Calais, una casa di accoglienza: la casa (in foto), fino a dicembre 2023 era già adibita all’accoglienza, grazie ad un gesuita del luogo. Da gennaio 2024 abbiamo iniziato a prendere in gestione la casa, accogliendo 12 uomini singoli in transito in situazione di vulnerabilità. Il progetto si sviluppa in collaborazione con la Caritas e altre associazioni locali, ed è gestito operativamente da due/tre volontarie/i ASCS.
Nel 2023, oltre ai sopralluoghi svolti per l’inizio dell’accoglienza, alcune/i volontarie/i ASCS a breve e medio periodo hanno svolto attività di supporto alla casa di accoglienza Margelle: Alex, volontario ASCS, ha speso la settimana di natale 2022 come volontario. Miriam, volontaria ASCS, è stata tutto il mese di agosto 2023 a Calais a supporto della casa La Margelle, in collaborazione con i padri Scalabriniani di Calais.
Per approfondire
Contesto
Ceuta si trova sulla cosiddetta Western Mediterranean route, la rotta del Mediterraneo Orientale. E’ una delle due enclavi (insieme a Melilla) spagnole in territorio marocchino, sullo stretto di Gibilterra. Metà della popolazione che vive in questa enclave è di origine marocchina, la maggior parte di questo 50% è di nazionalità spagnola ormai da anni, ma mantiene le tradizioni delle sue radici (lingua, religione). Il vantaggio, in passato, di arrivare in questi territori era il fatto che si poteva raggiungere l’Unione Europea senza il bisogno di attraversare il mare, dato che Ceuta è politicamente Spagna ma geograficamente Marocco. Nel 2018 questa rotta è stata quella maggiormente battuta per arrivare in territorio dell’Unione Europea, con quasi 60.000 attraversamenti in un anno. Dopodiché, grazie a una serie di accordi tra Spagna, Unione Europea, Frontex, Marocco e altri paesi africani, Ceuta e Melilla sono diventati praticamente inaccessibili. Le frontiere sono interamente militarizzate, con un muro di filo spinato lungo 12 chilometri (si inoltra per una parte anche nel mare) e alto 10 metri, composto da due recinzioni con uno spazio tra una recinzione e l’altra di qualche metro per il passaggio di una camionetta che pattuglia la frontiera.
Sorpassarlo è quasi impossibile. Chi prova a superarlo sono sia persone provenienti da paesi dell’Africa Sub-Sahariana, sia da paesi dall’Africa nord-occidentale, in particolare dal vicino Marocco. Chi proviene dall’Africa Sub-Sahariana, a volte è bloccato dall’altra parte del confine da anni, alcuni decidono di stabilirsi in Marocco lavorando informalmente, altri provano la rotta verso le Canarie. Altri continuano a provarci, da Ceuta o da Melilla, e prima o poi ce la fanno.
Chi riesce ad arrivare a Ceuta, se proveniente da paesi dell’Africa Sub-Sahariana, spesso finisce nel Centros de Estancia Temporal de Inmigrantes (CETI), centro di primissima accoglienza per circa 500 persone. Dopo un primo periodo nell’hotspot di Ceuta, si viene spostati nei centri di accoglienza nel continente. Le persone di origine marocchina che desiderano procedere con la domanda di asilo, invece, non hanno accesso al CETI, fino a che non riescono ad accedere alla prima intervista d’asilo. Intervista per cui è molto complicato prenotarsi perché funziona con prenotazioni online. Attualmente questo sistema è in mano a degli hacker che si fanno pagare più di 1000 euro per farne riservare una. Per questo motivo, molte delle persone marocchine che vorrebbero richiedere asilo, prima di riuscire a farlo rimangono a Ceuta mesi o anni per raccogliere il denaro necessario (con lavori precari e informali). Nel tempo di attesa di accedere all’asilo, le persone vivono a Ceuta molto spesso sulla strada o in soluzioni abitative precarie.
I padri scalabriniani (responsabili della pastorale migratoria delle diocesi di Cadice e Ceuta) sono presenti con una struttura a Ceuta, il centro San Antonio (in foto), dove già attualmente vengono svolte attività di sensibilizzazione (da parte dell’associazione Cardijn) e attività ricreative e formative per le persone che vivono nel CETI (da parte dell’Associazione Elìn).
Cosa fa ASCS a Ceuta
Da gennaio 2024, abbiamo iniziato una nostra presenza stabile a Ceuta, nel centro San Antonio (in foto) per supportare le persone migranti marocchine senza soluzione abitativa a Ceuta. Attualmente si svolge un servizio di docce per le persone migranti che dormono per strada (servizio necessario per combattere malattie cutanee come la scabbia). E’ inoltre pianificata, in collaborazione con i padri Scalabriniani della missione di Algeciras-Cadiz-Ceuta, per i prossimi mesi, l’inizio di un’accoglienza di persone marocchine che vivono per strada in situazione di particolare vulnerabilità. L’attività di supporto e accoglienza è e verrà operativamente gestita da due volontari/operatori di ASCS, in collaborazione con la pastorale migratoria, che è data in gestione ai padri Scalabriniani e altre associazioni locali.
Inoltre, nell’ambito della sensibilizzazione, co-organizziamo dei campi di volontariato nella zona di Ceuta e Tetuan (i prossimi sono previsti nell’estate 2024). in collaborazione con l’associazione Cardijn e Tierra de todos.
Per approfondire
Contesto
Nel 2015, le rotte balcaniche, da tempo percorse da persone in movimento dirette verso l’Unione Europea (UE), hanno assunto un ruolo cruciale come principale via d’ingresso al continente. Questo cambiamento è stato innescato dall’apertura dei confini da parte dell’Ue e degli Stati balcanici. Nel corso di mesi, soprattutto dalla Siria, dall’Iraq e dall’Afghanistan, centinaia di migliaia di persone migranti hanno attraversato i paesi balcanici passando per Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia e Austria. Questi attraversamenti hanno avuto un impatto tangibile sulla geografia e sui confini di questi paesi. Lungo il percorso, sono sorti improvvisamente campi profughi temporanei. Oltre al supporto delle organizzazioni non governative, è stata evidente la solidarietà della società civile, a livello locale e internazionale, nei confronti delle persone transitanti. Dal marzo 2016 le cose sono cambiate, un accordo tra l’UE e la Turchia ha segnato la chiusura definitiva dei confini lungo le diramazioni della rotta balcanica. Questo ha reso il viaggio verso l’UE non solo più rischioso e costoso, ma ha anche aumentato il ricorso ai trafficanti. Attualmente, decine di migliaia di persone si trovano intrappolate in campi profughi sparsi tra Grecia, Macedonia del Nord, Albania, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Croazia, con l’unico sbocco verso l’Europa centrale che passa attraverso pericolosi canali illegali, mettendo così a repentaglio le vite di chi li intraprende.
Cosa fa ASCS sulle rotte balcaniche
Dal 2019 ASCS ha un occhio di riguardo per ciò che accade sulle rotte balcaniche. Tutto è iniziato con Umanità Ininterrotta, un viaggio di un mese attraverso i confini di terra di una delle diramazioni delle rotte balcaniche, dalla frontiera tra Siria e Turchia fino all’Italia. La finalità di questo progetto era essere testimoni delle storie in movimento, di violenza e di solidarietà delle persone che attraversano questi luoghi. Da questo progetto è nato un libro, una mostra fotografica e The Game, un gioco di ruolo per sensibilizzare su questo tema. Dopo questa esperienza, ASCS è entrata a far parte della rete Rivolti ai Balcani, collaborando nelle varie attività svolte insieme alle altre associazioni che la compongono, in particolare partecipando a un viaggio di monitoraggio e conoscenza delle realtà dei paesi balcanici che la rete ha supportato lungo gli anni. ASCS continua tuttora come membro attivo della rete.
L’ultima nostra presenza nei paesi balcanici è stata a novembre 2022, quando l’operato ASCS Davide ha trascorso una decina di giorni a Subotica, al confine tra Serbia e Ungheria, luogo di respingimenti e violenze quotidiane nei confronti delle persone in movimento. In particolare abbiamo accompagnato e supportato l’organizzazione No Name Kitchen nelle operazioni di assistenza alle persone migranti negli accampamenti informali presenti nella fascia di confine.
Per approfondire
- Aggiornamenti dal confine Serbia-Ungheria, ASCS, novembre 2022
- Lipa, il campo dove fallisce l’Europa, RiVolti ai Balcani, dicembre 2021
- Bosnia ed Erzegovina, la mancata accoglienza, RiVolti ai Balcani, luglio 2021
- Umanità Ininterrotta, Seipersei, 2021
- La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa, RiVolti ai Balcani, febbraio 2021
- The Borders of Fortress Europe – News From the Serbian-Hungarian Frontier, transform! europe, gennaio 2021
Contesto
Tra le ultime tappe di una delle diramazioni delle rotte migratorie balcaniche. Nell’anno 2023, sono quasi 15.000 le persone transitanti supportate dalle associazioni locali con cui collaboriamo. Sono numeri alti rispetto agli anni passati. Più della metà delle persone arrivate a Trieste provengono dall’Afghanistan, poi Pakistan, Kurdistan turco e Bangladesh. Dalla fine del 2023 il governo italiano ha annunciato la ripresa dei controlli alla frontiera (interna all’area Schengen) con la Slovenia.
Oltre alle persone che transitano ci sono quelle che fanno domanda di asilo ma non accedono all’accoglienza, in violazioni con le norme che prevedono che chiunque domandi asilo abbia il diritto ad un luogo in accoglienza. L’afflusso significativo di persone transitanti sulle rotte balcaniche, insieme alla mancata accoglienza dei richiedenti asilo, fa sì che la grande criticità a Trieste sia la mancanza di un luogo di accoglienza. Le associazioni che operano a Trieste hanno segnalato alle istituzioni comunali e regionali la mancanza di un centro dove le persone possano dormire qualche notte prima di riprendere il viaggio. In mancanza di un’accoglienza, le persone che transitano da Trieste rimangono in tende in un grande edificio abbandonato vicino alla stazione dei treni, in condizioni precarie dal punto di vista igienico-sanitario.
Cosa fa ASCS a Trieste
Dal 2021, come attività dell’Animazione Interculturale di ASCS due o tre volte ogni anno si organizzano dei momenti di servizio e formazione (ConFine e Attraverso) per giovani da 18 a 29 anni.
Inoltre, dal 2023 alcuni volontari ASCS a medio-lungo termine sono stati inviati a Trieste per svolgere la loro attività in collaborazione con le associazioni locali. Per l’intero mese di marzo 2023, Filippo, volontario ASCS, ha fatto un’esperienza di volontariato con le associazioni locali, in particolare, con il Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS) e Linea d’ombra nelle attività di scuola di italiano e assistenza di primo soccorso alle persone in movimento. Da maggio ad agosto 2023, in collaborazione con la Notre Dame University, Gabe, studente universitario di medicina ha fatto il volontario ASCS in collaborazione con Donk – Humanitarian Medicine, un’associazione di medici volontari, che offre assistenza sanitaria gratuita a tutte le persone a cui non è garantito l’accesso alle cure mediche.
Infine, in collaborazione con una rete di associazioni di Trieste, nel novembre 2022 abbiamo attivato una raccolta fondi per beni di prima necessità per le persone non accolte che dormono per strada a Trieste. Inoltre, ogni anno si organizza una donazione di materiale da consegnare alle associazioni locali da distribuire alle persone migranti sul territorio.
Per approfondire
Contesto
La frontiera italo-elvetica nel 2023 si è confermata una zona di passaggio e di respingimento nelle rotte migratorie che, passando dall’Italia, procedono verso i paesi settentrionali dell’Unione Europea. Zona di passaggio perché questo confine sembra sia la tappa preferita per le persone che arrivano in Italia percorrendo le varie diramazioni della rotta balcanica. Buona parte delle persone transitanti (circa 3/4 del totale), una volta dopo essere arrivate a Trieste, Udine o Gorizia, continua il proprio viaggio verso il nord Europa, non vuole rimanere in Italia. La maggior parte preferisce tentare di raggiungere il nord Europa passando per questa area di confine, molto più che il confine italo francese (Ventimiglia e la Val di Susa su tutti). Oltre che zona di passaggio, dai dati che siamo riusciti ad ottenere tramite una richiesta di accesso civico al ministero dell’Interno, questa zona frontaliera si conferma luogo di respingimento. Nel gergo tecnico non si parla di respingimenti ma di “riammissioni passive”. Si tratta di pratiche di polizia effettuate a danno di persone straniere considerate irregolari dalle autorità, condotte in forza dell’Accordo bilaterale italo-svizzero del 1998, mai ratificato dal parlamento italiano. Su entrambi i lati del confine, a differenza di altre frontiere italiane, non ci sono molte realtà che agiscono a supporto delle persone in transito. Questa mancanza, oltre a non permettere un effettivo supporto alle persone migranti che passano di qui, fa sì che a livello locale e nazionale non si sappia e non si parli di una frontiera così calda dal punto di vista dei passaggi e dei respingimenti.
Cosa fa ASCS a Como-Chiasso
Da febbraio 2023 Davide e Irene di ASCS hanno iniziato una serie di sopralluoghi al confine per conoscere le dinamiche migratorie di quel confine e le associazioni che operano su entrambi i lati del confine: a Como, Chiasso, Lugano, Mendrisio. Data la mancanza di un lavoro di monitoraggio organizzato sul confine, in collaborazione con la rivista indipendente Altreconomia, Irene e Davide hanno pubblicato un report, dove viene descritta la situazione di respingimento e di passaggio sul confine. Strumento fondamentale per questo report è stata una richiesta di accesso civico al ministero dell’Interno italiano, con cui si è potuto constatare l’intensità del fenomeno dei respingimenti in quest’area. Il report è stato presentato nella città di Como a fine agosto con una partecipazione significativa di locali.
A febbraio 2024, grazie alla rete creata su questo confine, si è svolta la prima edizione di ConFine Como, per un gruppo di giovani dai 18 ai 29 anni.
Per approfondire
Contesto
Il confine tra Francia e Italia (in particolare, nell’arco montuoso alpino a Oulx e sul mare a Ventimiglia) è luogo di passaggio di migliaia di persone ogni anno dirette verso la Francia e poi i paesi del Nord Europa. La gendarmerie francese, sia a Oulx sia a Ventimiglia, è solita respingere in Italia le persone che provano a superare la frontiera.
Cosa fa ASCS a Ventimiglia e a Oulx
ASCS ormai da anni organizza settimane di volontariato per giovani ragazzi e ragazze (ConFine e Attraverso). Miriam, inoltre, volontaria ASCS, ha trascorso due settimane nel rifugio di Oulx a inizio 2023. Infine, ogni anno organizziamo l’invio di materiale a supporto delle persone migranti.
Contesto
E’ un confine molto silenzioso, quasi nessuno ne parla. è particolare perché oggetto di un flusso migratorio duplice, uno che dall’Italia va verso l’Austria, e uno che dall’Austria va in Italia. Le casistiche sono diverse, coloro che vanno verso l’Austria lo fanno perché poi vogliono provare a fare domanda di asilo in Austria o in Germania. Quelli che dall’Austria arrivano in Italia lo fanno o perché arrivano da una delle diramazioni che arriva dalla rotta balcanica, che passa dall’Ungheria, o perché, avendo ricevuto un esito negativo da parte dei paesi del Nord Europa per quanto riguarda la domanda di asilo, preferiscono provare a costruirsi un’alternativa in Italia. Questo confine (nelle stazioni dei treni e per le strade automobilistiche) è controllato sistematicamente dalle polizie nazionali austriache e italiane.
Cosa fa ASCS al Brennero e a Innsbruck
Insieme all’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e ad altre organizzazioni italiane e austriache attive sul confine da inizio 2023 abbiamo cominciato a lavorare su una serie di azioni di monitoraggio e di scrittura di documenti per raccontare la situazione su quel confine per poter raccogliere una serie di dati quantitativi e qualitativi per quanto riguarda i controlli alle persone transitanti, con la finalità di individuare eventuali pratiche illegittime nei confronti delle persone migranti (quali racial profiling, violenze).
Per approfondire
Partecipazione a conferenze e eventi
Dall’inizio di Borders, sono state molteplici le occasioni di presentazione del progetto di ASCS e degli Scalabriniani. In particolare a:
- Parigi, il 4 ottobre 2022, in occasione del Convegno Fraternité et migrations en Europe: Regards Croises et partages d’expériences a la lumiere de Fratelli Tutti. Organizzato dalla pastorale dei migranti dell’Ile de France. Basilique du Sacré-Cœur de Montmartre.
- Radio Marconi, il 26 novembre 2022, in occasione di un’intervista, ascoltabile qui
- Roma, il 7 febbraio 2023, in occasione dell’assemblea generale dei padri Scalabriniani.
- Simi Talks, a febbraio 2023, in occasione di un’intervista reperibile qui.
- Venezia, il 9 marzo 2023, in occasione di un incontro organizzato da una residenza universitaria (Santa Fosca)
- Roma, il 14 marzo 2023, presso la University of Notre Dame.
- People not numbers… (Un)Welcoming migrants in Europe, il 24 aprile 2023, webinar organizzato da SIMI, Pontificia Università Urbaniana, University of Oslo, Åbo Akademi University, Uppsala University, Centre for Multidisciplinary Research on Religion and Society (Sweden)
- Como, il 24 agosto 2023, in occasione della presentazione del report pubblicato su Altreconomia. Gli interventi di Irene, Davide e degli altri invitati sono visibili qui.
- Al Senato della Repubblica Italiana (Roma), il 3 ottobre 2023, in occasione del decimo anniversario della naufragio di Lampedusa. Irene e Davide sono intervenuti riguardo al loro report pubblicato su Altreconomia, riguardo alla situazione del confine italo-elvetico. Il loro intervento è reperibile qui.
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