Ciò che doni resta per sempre
Ciao!
Sono Anna, ho 25 anni e vivo a Venezia da un po’ di anni nonostante le mie origini trovino terreno in un paesino vicino a Bassano del Grappa. Nella vita mi piace mettermi in cammino, attraversare i paesaggi e capirne le forme umane e naturali che li determinano.
Provando a ripercorrere le esperienze vissute con ASCS ritrovo vari ricordi e mi tornano in mente le tante persone incontrate. Tutto è partito quasi dieci anni fa tra le montagne venete e la mia città, Marostica, dove i miei passi come educatrice in parrocchia hanno incrociato quelli di Jonas, padre scalabriniano che operava nel mio contesto educativo. Questo mi ha portato a partecipare con alcuni amici a un campo di servizio organizzato a Bassano del Grappa dal nome “Più ponti meno muri “(eh sì, qui per la prima volta iniziamo a parlare di questo slogan ormai nei nostri cuori) che si rivolgeva ad una decina di adolescenti al fine di interrogare i significati che il muro può assumere nel nostro contesto quotidiano.
Attraverso quel campo è iniziato così un periodo di attivismo nella mia città, di interrogativi e di tante relazioni. L’anno successivo ho deciso così di portare avanti l’esperienza attraverso la partecipazione a due settimane di Campo Io Ci Sto a Borgo Mezzanone. Questa realtà ha segnato forse più di tutte la mia costante volontà di immergermi nella realtà migratoria, di non accontentarmi della prima “versione” delle cose ma di cercare sempre nuove prospettive, di stare scomoda.
Lì ho incontrato tante persone ancora oggi amiche e con cui mi trovo a condividere tante piccole azioni di cambiamento, al punto che anche gli anni successivi ho deciso di tornarci e poi di frequentare alcuni luoghi di confine.
Con il tempo ho poi visto come queste tematiche spesso incontrino la mia strada ed infatti l’anno scorso, assieme a Giorgia, un’altra attivista e amica, abbiamo portato il format “Crossover” a Venezia dove abbiamo incontrato gli amici di Lungo la rotta balcanica Diego e Anna. Ancora una volta mi rimbomba questa grande necessità di farsi attraversare dalle storie dei bordi, di quei pezzi di mondo che sembrano non appartenere a nessuno ma che racchiudono tante verità.
Penso che dopo tutti questi anni di esperienze sul campo e formazioni annesse la cosa più bella stia succedendo proprio ora. Quest’anno infatti sto partecipando come volontaria per qualche mese, all’avvio della casa d’accoglienza per persone in movimento a Ceuta, al confine ispano-marocchino. Per la prima volta ho messo insieme il mio tema di tesi magistrale in Architettura con le tematiche legate ai territori di confine. Mi sto trovando perciò a studiare, analizzare e a smembrare questo territorio di limite dove giornalmente le persone tentano di superare un muro o di nuotare al largo per arrivare in Unione Europea.
Mi stupisco sempre di come ogni frontiera, ogni persona incontrata ed ogni passo fatto si incastrino sempre in maniera viva nei miei pensieri.
Mi piace pensare ad ASCS come un tracciato di montagna, una via che percorri alla ricerca di risposte, di qualcosa che si risolva una volta arrivati alla cima ma che poi finisce per farti mettere in discussione tutto il viaggio fatto.
In questo continuo mettermi in cammino ogni tanto ricordo una frase detta al primo campo a Foggia, “ciò che doni resta per sempre” e forse ogni tanto mi rifugio in questa idea di stabilità, di qualcosa che rimane fisso nelle persone che incontro, opponendosi volutamente a tutto ciò che rischia di passare, di attraversarmi veloce.