Con un cuore tenero e uno spirito duro

ph Liblin Palacios

Immagino le facce dei miei amici e amiche di ASCS non appena leggono il titolo. Lo so, avete ragione. Abuso spesso di queste parole, ma non posso farci nulla… sono diventate il mio mantra!

Sono Silvia, ho 26 anni, e da quando ho conosciuto ASCS nel 2021 ho fatto un po’ mio il motto che caratterizzava Sophie Scholl ai tempi della Rosa Bianca: bisogna avere un cuore tenero ed uno spirito duro (ein weiches Herz und ein harter Geist).

Cosa posso raccontarvi di me? Sono nata e cresciuta a Trento, in un paesino immerso nel verde, e attualmente vivo a Torino dove mi sono laureata in Scienze internazionali. Sto concludendo il mio anno di servizio civile in una struttura di accoglienza per donne e bambini rifugiati, un’esperienza molto intensa che mi ha permesso di conoscere più da vicino il magico mondo dell’accoglienza, tanto fragile quanto complesso.

Faccio un tuffo nel passato per tornare a quel 26 agosto 2021, quando con la mia fedele compagna di viaggio Silvia L. abbiamo attraversato il Nord Italia con la sua 500 per raggiungere il gruppo dei partecipanti iscritti al campo Attraverso Ventimiglia 2021, al confine occidentale tra Italia e Francia. Quella è stata la mia prima esperienza in una città di confine che ho vissuto con occhi, orecchie e cuore “aperti”. Simone, Giuditta, Irene e Padre Jonas erano i coordinatori del campo, i primi volti sorridenti che ho associato ad ASCS. Alla prima domanda che ci eravamo posti durante l’attività di conoscenza, “cosa ci faccio a questo campo?”, avevo risposto che il mio desiderio era quello di osservare il confine di persona e dare un nome alle centinaia di persone in movimento relegate a numeri sui manuali universitari che studiavo. Non sapevo ancora che la realtà di Ventimiglia mi avrebbe “graffiato” così tanto. “A Ventimiglia ho percepito tanta sofferenza generata dalla disumanità, dall’indifferenza e dal silenzio. Sguardi tristi, di una tristezza così profonda che mai dimenticherò. Quello che ho voluto scolpire nel mio cuore, però, sono le scintille di umanità che si dedicano quotidianamente al rispetto dei diritti umani e alla tutela della dignità di coloro che altrimenti sarebbero facili vittime di un sistema crudele e disumano. Nella città di confine, infatti, il vuoto istituzionale è colmato dall’impegno quotidiano di volontari e associazioni che resistono alla repressione della frontiera, alla violenza della logica securitaria e ai respingimenti illegittimi”. Pensieri che ho scritto su un diario al ritorno dal campo.

Sono ritornata a Ventimiglia nella primavera del 2022 e poi nell’estate successiva, al fianco di Simone, Irene, Laura e Padre René. Ritornare lì a distanza di un anno ha significato provare ancora più rabbia nel vedere altre persone in transito costrette a vivere nelle stesse condizioni precarie e disumane dell’anno precedente, forzate a dormire sotto il ponte dell’autostrada. Ha significato anche emozionarsi nel ricevere un sorriso da operatori e volontari che si aspettavano il nostro ritorno.

Nel corso di questi anni ho conosciuto anche la realtà di Trieste al confine orientale con la Slovenia, capolinea della rotta balcanica e porta d’ingresso in Italia. Ho iniziato a vedere un filo rosso che collegava tutte queste esperienze ai confini. Grazie a Padre Jonas ho poi conosciuto la rete RiVolti ai Balcani, di cui ASCS è membro, la quale è stata per me un trampolino che mi ha lanciato in Bosnia ed Erzegovina dove ho svolto un lavoro di ricerca per la tesi magistrale, all’interno dei cosiddetti “centri di accoglienza temporanea” per persone migranti lungo le rotte balcaniche. Le bellissime persone che compongono questa rete mi hanno donato l’opportunità di divulgare parte del mio lavoro di ricerca, contribuendo alla scrittura del libro “Chiusi dentro” con un capitolo sui campi di confinamento in Bosnia.

ASCS è stata e resta tuttora una seconda casa, un rifugio accogliente, sempre stimolante. Assieme a molte delle persone con cui ho condiviso le esperienze ai confini, continuo a collaborare all’interno del settore dell’animazione giovanile, organizzando eventi di sensibilizzazione nelle scuole attraverso il progetto Pick Your Size e nelle comunità di Trento e Torino con gli incontri di Crossover (*la migrazione spiegata bene, con aperitivo). Con un piccolo gruppo di volontari abbiamo provato a rafforzare la comunicazione sui profili social, dando vita alle rubriche di “Apponti” (suggerimenti di letture e film in ambito migratorio), di “Lo sapevi che?” e di “News dal mondo”, con l’obiettivo di offrire pillole di conoscenza e spunti di riflessione ai ragazzi e alle ragazze che seguono le pagine. Più di recente, con il bellissimo gruppo di Chieri (città nella provincia di Torino in cui è nata una terza sede di ASCS) abbiamo progettato “Svolta”, un percorso di cittadinanza attiva in partnership con ASCS.

Insomma, in questi ultimi anni abbiamo messo le radici su progetti diversi e abbiamo visto crescere tantissimi nuovi germogli. Auguro a noi, esistenze resistenti, di continuare a percorrere la strada verso un’Europa con più ponti e meno muri!

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