Koshukuro

Siamo Mariacristina e Renato, una coppia di fidanzati attualmente residenti nelle Marche. Abbiamo rispettivamente 33 e 35 anni e da molto tempo ci dedichiamo, attraverso il nostro lavoro, a cause di natura sociale. Abbiamo lavorato soprattutto nell’ambito delle migrazioni, prestando servizio nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e collaborando con varie realtà che accolgono i tanti sfollati e rifugiati che le guerre producono ogni giorno.

La nostra esperienza di collaborazione con ASCS inizia nel 2019 quando Lucia ci ha proposto di svolgere un periodo come operatori nella missione di Nampula, al nord del Mozambico, dove, la carissima Giovanna, dopo tanti anni, ci avrebbe passato il testimone. Senza nessuna esitazione e senza biglietto di ritorno, abbiamo preso al volo l’opportunità di partecipare ad un progetto così interessante. Siamo partiti ad aprile di quell’anno e siamo tornati a luglio del 2021, con un rientro intermedio obbligato a causa del Covid.

Il nostro compito era quello di gestire un centro di nutrizione nel campo rifugiati di Maratane, situato a qualche chilometro dalla città di Nampula e finanziato dalle Nazioni Unite. Il centro accoglieva i più vulnerabili, come al solito donne e bambini, che arrivavano alla missione bisognosi di un sostegno psicologico e alimentare. Alcuni di loro partivano a piedi dalle proprie case anche quattro ore prima dell’apertura del centro: quasi nessuno lì ha un mezzo per raggiungerlo.

È molto difficile trasformare in parole le esperienze vissute, soprattutto descriverne le percezioni e le sensazioni che sono, per la maggior parte del tempo, confuse e contrapposte; gioia e tristezza, felicità e amarezza, ottimismo e scoraggiamento, determinazione e debolezza.

In particolare, uno di questi momenti, l’abbiamo vissuto quando, in Italia, iniziava a dilagare il Covid. In quel periodo, lì dove eravamo noi, non c’era ancora nessun rischio ma la situazione internazionale era così tesa che abbiamo iniziato a pensare di rientrare. Nessuno sapeva quello che stava succedendo né tantomeno come si sarebbe sviluppata tutta la vicenda; le compagnie mettevano a terra tutti gli aerei e, di giorno in giorno, si riducevano i collegamenti con l’Italia. Non sapevamo cosa fare; era uno di quei momenti in cui iniziava a subentrare il conflitto di emozioni di cui abbiamo parlato prima. Il centro aveva bisogno di noi per rimanere aperto ma allo stesso tempo avevamo paura che, se fosse arrivato il virus, sarebbe stato impossibile affrontarlo; con i bambini e le loro mamme già denutrite forse si sarebbe aggravata ancora di più la situazione. Forse… tutto era in forse, non c’erano certezze, eppure dovevamo decidere. Alla fine, abbiamo fatto le valigie in poche ore e, il giorno dopo, con l’ultima compagnia aerea che ancora manteneva il collegamento con l’Italia, siamo ripartiti senza sapere se, allo scalo di Addis Abeba, avremmo trovato l’aereo per tornare in Italia. Nonostante durante la nostra permanenza ci sono stati tanti momenti di difficoltà, riteniamo che questo episodio rappresenti quello più critico. Ancora oggi non siamo in grado di dire se, in quel contesto, la nostra scelta sia stata positiva oppure no.

Ad ogni modo, non ci siamo sentiti mai abbandonati dallo staff di ASCS, che ha saputo sostenerci anche nella complessità della situazione che aveva creato la pandemia. Siamo immensamente grati di aver avuto la possibilità di percorrere un pezzetto di strada insieme a loro; siamo cresciuti sotto tanti punti di vista, abbiamo conosciuto tante persone e abbiamo imparato nuove lingue.

Tanti auguri ASCS! Ti auguriamo una lunga vita, ricca di persone che vorranno unirsi e contribuire all’importante messaggio di condivisone che diffondi da 20 anni. Noi ti sosterremo sempre.

Con affetto, Mariacristina e Renato.

Grazie al supporto dei nostri operatori, volontari e donatori in questi 20 anni abbiamo costruito molto. Anche tu puoi fare la differenza.

2024-03-25T15:53:19+01:00
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