Partire è crescere

Ciao a tutti, sono Martina, ho 29 anni e sono di Bassano del Grappa. Incipit sicuramente molto banale, ma credo siano le tre cose che sempre ho ritenuto le più riassuntive per poter dire chi sono.

Negli anni mi sono ritrovata a ripetere questa frase così tante volte che ad un certo punto mi sono posta una domanda: “davvero vuoi siano queste le informazioni che ti caratterizzano?”.

E allora ho iniziato a cercare qualcosa che fosse più interessante e che al tempo stesso mi potesse descrivere. Credo di poter dire, allora, di essere una persona che diverte e si sa divertire; sicuramente molto semplice ma non per questo banale; adoro meravigliarmi di tutto; penso molto, forse anche troppo a volte; assolutamente in balia di sbalzi d’umore e mi piace descrivermi come “molto passionale”, nel senso che se decido di impegnarmi in qualcosa davvero ci metto il cuore.

Ritengo molto importante, per descrivere chi sono, sottolineare che io fin da piccola SAPEVO avrei lavorato nel sociale, non ne conoscevo la forma però sapevo che quello sarebbe stato il settore.

Ebbene, ho lavorato per quasi 10 anni in un centro diurno per anziani; con il tempo e l’esperienza ho compreso essere una passione, uno stile di vita, che mi interessa molto e soprattutto che mi stimola a dare il meglio di me sempre.

Nel mentre della “carriera lavorativa” ho deciso di immergermi in un’avventura che poi sarebbe diventata una delle più esilaranti e interessanti della mia vita: iscrivermi all’università.

Piena di paure e dubbi ho iniziato questo percorso che mi ha aiutata a diventare più consapevole e sicura di tutto quello che stavo facendo, fino ad accompagnarmi alla certezza assoluta che davvero quello era “ciò che volevo fare da gande”.

Terminato il mio percorso di studi tutto sembrava pronto per un nuovo inizio: fresca di laurea e piena di voglia di fare, era chiaro che mancava solo il lavoro perfetto per dare il via a questo nuovo periodo di vita. Il fatto è che tutto quello che io avevo fatto, provato, condiviso, vissuto fino a quel momento era segnato da qualcosa. Qualcosa che mancava.

Sembrava quasi un desiderio inespresso, o tanto nascosto da non riuscire a comprenderlo. Allora ho provato ad ascoltare questa sensazione che sentivo e mi sono resa conto che dovevo seguirla, o almeno provare a lasciarla esprimere. E così ho fatto.

Non in poco tempo, e con un sacco di timori e incertezze tutto diventava pian piano più chiaro: sentivo il desiderio di poter condividere con altre persone tutto il bene ricevuto in questi anni, un po’ come per sdebitarmi con questa vita che tanto mi ha donato. Allora ho preso coraggio ed ho contattato ASCS, ed ho chiesto la disponibilità ad aiutarmi nel realizzare questo desiderio.

Ho incontrato persone che parlavano “la mia stessa lingua”, con loro condividevo pensieri di servizio e di dono all’altro… finalmente qualcuno che capiva cosa provavo e soprattutto che mi aiutava ad esprimerlo.

Grazie al lavoro fatto assieme ho potuto esaminare questo impeto che sentivo dentro, in tutti i suoi aspetti, positivi e non, sottoponendolo a qualsiasi dubbio o perplessità, in modo tale che nulla fosse lasciato al caso, che ogni minimo dettaglio avesse avuto il suo spazio in questa preparazione.

Poi è arrivato il momento: il 21 novembre 2023 avevo il volo che mi avrebbe portata a Santiago del Cile, dove avrei operato per sei mesi in una casa di accoglienza per donne migranti.

Le paure erano tante, i dubbi ancora di più, delle incertezze non ne parliamo. Quel che è successo, però, mi ha lasciata di stucco: fin dal primo momento tutto è andato per il meglio. Chiaro, le difficoltà non hanno tardato a presentarsi, ma come per magia c’era sempre una soluzione “pronta all’uso”. Ad oggi questa esperienza è una scoperta continua, ogni giorno c’è qualcosa che posso imparare, o una persona nuova che posso conoscere.

Non so ancora quantificare il bene che mi stia facendo, e forse non lo potrò fare mai, ma sono pienamente consapevole di quanto mi stia riempendo ed arricchendo. Incontro sguardi di persone che, come me, hanno lasciato tutto per andare in un paese diverso, che si devono adattare a delle abitudini diverse, che devono ricominciare da capo e reinventarsi. L’unica grande differenza è che questo io ho potuto scegliere di farlo, la maggior parte di loro no.

Diciamo che questo pensiero è un po’ il cardine di tutta questa esperienza di volontariato che sto facendo. È il motore che mi spinge a voler conoscere le persone che incontro, ognuna con la loro storia, e cercare di intrecciarle un po’ alla mia.

Sto lavorando per spogliarmi di tutta una serie di concetti, pregiudizi, e idee che la nostra ricca società ogni giorno ci obbliga ad ascoltare; mi sto liberando da tutto questo per poter semplicemente accogliere. E grazie a questo modo di pensare sto gustando la vita, mi sto meravigliando della potenza della condivisione, mi sto anche concedendo la possibilità di lasciarmi conoscere così come sono.

L’esperienza la sto facendo in una casa di accoglienza per donne migranti. Donne forti, che hanno lasciato la loro famiglia, gli affetti, le sicurezze, per cercare qualcosa di meglio, una possibilità in più. E oltre ai lavori un po’ più pratici che mi riempiono le giornate, la cosa che più mi piace fare è ascoltare. Ascoltare perché loro sono qui. Ascoltare i loro sogni e desideri. Ascoltare le persone che erano e quello che vorrebbero diventare.

Semplicemente ascoltare, senza dover per forza rispondere, perché quello che ho capito in questi mesi è proprio questo: non tutto deve avere una risposta. E quindi accolgo e custodisco.

Concludo col raccontare una riflessione che ho fatto vivendo qui: vedo queste donne vivere sempre con il loro zaino addosso, non se ne separano mai, inizialmente la trovavo una cosa molto curiosa, quasi simpatica. Poi, riflettendoci, ho compreso il valore di questo gesto, che potrebbe passare inosservato, tutta la loro vita è racchiusa lì: uno zaino e una valigia, e queste sono le 2 cose a cui tengono di più in assoluto. Quasi come già sapessero che da un momento all’altro le cose potrebbero cambiare, e quindi è necessario essere pronte a qualsiasi cosa possa presentarsi. E a questo ci voglio trovare una connotazione un po’ positiva, quasi romantica: il fatto che voglio tornare a casa con questa attitudine, essere sempre pronta al cambiamento per viverlo al meglio, crescere e migliorare sempre.

Non voglio dire che questa esperienza mi sta cambiando, non lo trovo corretto nei confronti della Martina che ha camminato tanto per arrivare fino a qui. Però sicuramente mi sta aiutando tanto, a prendere consapevolezza e sapere chi sono.

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