Raccontare Attraverso 2023

Quest’estate, tra i mesi di Luglio e Settembre sono stati 91 i giovani che hanno partecipato alle proposte estive “Attraverso” di ASCS. Proposte che hanno creato uno spazio di incontro con giovani tra i 17 e i 30 anni, provenienti da varie regioni d’Italia e da altri paesi, per provare insieme a conoscere meglio le sfumature della mobilità che attraversano il nostro paese.

Conoscendo territori graffiati da attraversamenti di confine per raggiungere i paesi del nord Europa (Ventimiglia ed Oulx) o da arrivi dalle rotte balcaniche (Trieste), luoghi graffiati dallo sfruttamento lavorativo agricolo e dal caporalato (Agro Pontino e Cuneo), territori ricchi di diversità e persone con radici miste (Cosenza).

Accompagnati dalle parole di Scalabrini descrivendo le sue sensazioni giunto alla stazione centrale di Milano e riflettendo sullo stare in situazioni di dolore attraverso la conoscenza, la vista, l’ascolto, l’immersione, l’affetto e l’intervento.

Ecco le tappe del viaggio dei giovani con i loro racconti.

Attraverso Ventimiglia

Siamo stati a Ventimiglia, sul confine italo-francese a conoscere una realtà di passaggio che vede vari respingimenti ed una situazione drammatica nella quale le persone in movimento spesso rimangono bloccate per strada.

Durante questa esperienza, ci siamo interfacciati con varie sfumature della mobilità umana. Abbiamo approfondito l’aspetto legale delle richieste di asilo e delle violazioni dei diritti umani sul confine con Diaconia Valdese e dall’altro lato del confine con Emmaus Roya; ascoltato l’evoluzione della situazione di accoglienza a Ventimiglia, con Valter Muscatello, operatore della Croce Rossa che lavorava nei vari campi “transitori” che sono stati chiusi e aperti più volte e che ora non esistono più; incontrato le persone in transito alla Caritas dove uomini, donne ed intere famiglie si recano per mangiare, fare la doccia, vestirsi e riposare in un posto sicuro gestito da Save the Children.

Siamo stati di supporto a Loredana e Filippo e, dopo aver cucinato a casa loro, ci siamo recati nel parcheggio vicino ad un supermercato nel quale abbiamo distribuito il pasto e giocato a calcio con le persone transitanti. Abbiamo provato a capire un po’ meglio le dinamiche e le rotte di possibile attraversamento del confine, parlando con Barnabà, scrittore e ripercorrendo il sentiero della morte fino ad arrivare a Mentone.

Infine, abbiamo provato a conoscere una realtà di confine con i suoi contrasti e le sue reti di solidarietà, parlando con enti radicati nel territorio ed enti, come No Name Kitchen, che sono arrivati ora.

Attraverso Trieste

Trieste è una delle tappe delle rotte balcaniche, al confine con la Slovenia. E’ l’ennesima frontiera superata di un percorso migratorio che dura anche anni, spesso fatto di violenze e respingimenti. Le persone in movimento, che portano su di sé i segni tangibili della politica di respingimento dell’Unione Europea, trovano a Trieste un luogo insieme di ostilità e di cura, di transito e di espulsione.

Durante Attraverso Trieste abbiamo conosciuto da vicino le dinamiche migratorie che interessano questa realtà, affiancandoci a Linea d’ombra, ICS, Comunità di San Martino al Campo e Caritas nelle attività quotidiane di supporto alle persone in movimento in arrivo a Trieste. Abbiamo avuto modo di ascoltare i racconti di Gianfranco Schiavone (ICS), Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi (Linea d’Ombra), Ismail Swati (ICS, IRC e Diaconia Valdese), testimoni con la loro azione quotidiana di una visione radicalmente alternativa di ciò che è il confine. Abbiamo assistito alla proiezione del documentario Umar insieme al regista Francesco Cibati.

Infine abbiamo percorso, sotto nuvole di pioggia, il tratto di confine che le persone in movimento attraversano prima di arrivare in Italia.

Attraverso Agro Pontino

L’esperienza di Attraverso Agro Pontino è iniziata a Casa Scalabrini 634, casa di accoglienza per le persone migranti che sono uscite dal sistema di accoglienza, perché hanno ottenuto i documenti ma non sono ancora autonomi. Siamo stati accolti in casa, cucinando con i ragazzi che ci abitano e cenando insieme. Abbiamo incontrato le operatrici Valentina Scala e Fabiola Frroku che ci hanno parlato del sistema di accoglienza e del funzionamento della struttura.

Ci siamo poi spostati nell’Agro Pontino, territorio contrastante con, da un lato, città turistiche, e dall’altro, terre agricole lavorate in gran parte dalla comunità sikh del territorio. A parlarci del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo Andrea Zampetti, pedagogista sociale, che ha posto vari interrogativi sulle nostre responsabilità ed il nostro ruolo rispetto a questo sistema di sfruttamento. Abbiamo inoltre ascoltato la testimonianza di Gurpreet e Mandeep, ex braccianti che ora sono impegnati con il sindacalismo e la Caritas.

Per “mettere le mani in pasta” siamo stati in due aziende agricole sikh nelle quali abbiamo provato sulla nostra pelle cosa significa raccogliere, anche se in condizioni nettamente migliori rispetto a quelle alle quali vengono sottoposte le persone braccianti. Condizioni degradanti che, per la comunità sikh non si limitano solo all’ambito lavorativo ma anche a quello abitativo, con spazi ristretti in case insicure.

Siamo stati al villaggio di Bella Farnia a vedere le case ed abbiamo parlato con un padre di famiglia che ci ha raccontato un po’ la sua vita. Abbiamo anche conosciuto alcuni enti che lavorano con le persone migranti sul territorio a partire dallo sportello legale della Caritas a Borgo Hermada con le testimonianze del volontario Arturo e dell’operatrice Serena Cattacin e dell’ASL di Latina con i dottori Angelo Maietta ed Eleonora Mazzucco che ci hanno fornito notizie sulla situazione sanitaria dei braccianti.

L’esperienza si è conclusa con l’incontro e lo scambio al tempio Sikh nel quale abbiamo aiutato a cucinare e condiviso poi il pranzo.

Attraverso Cuneo

Il tema del confine, esplorato a Trieste e Ventimiglia, si è intrecciato a Cuneo con il tema dello sfruttamento lavorativo, già incontrato durante il campo di Agro Pontino. Cuneo, infatti, ci è apparso come un crocevia, un luogo ancora ben radicato nel territorio piemontese – e a pochi chilometri dalle zone agricole più importanti della regione – e la Francia.

Nei giorni trascorsi a Cuneo, ci siamo spostati tra il capoluogo e la piccola cittadina di Saluzzo, cuore di un’area intensamente coltivata ed importantissimo centro per la produzione frutticola a livello nazionale. Entrambe le città sperimentano ogni estate l’arrivo di un gran numero di lavoratori stagionali, impiegati nella raccolta della frutta. Grazie alle testimonianze degli operatori di Caritas Cuneo e Caritas Saluzzo, di molti volontari e di alcuni operatori del punto Meet di Cuneo, abbiamo provato a capire quali sono le condizioni di vita e di lavoro di questi braccianti e quali i tentativi di combattere le illegalità e lo sfruttamento di cui sono vittime. Grazie ai due uffici Caritas abbiamo avuto l’occasione di collaborare nella fornitura di alcuni servizi rivolti in particolare ai lavoratori della frutta: la mensa, un servizio docce, la distribuzione di abiti ecc.

A Cuneo, con gioia, abbiamo incontrato alcuni bellissimi esempi di accoglienza da parte di una comunità viva ed attenta: ci ha colpito, in particolare, il progetto di orto solidale promosso dalla parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, volto a offrire occasione di lavoro a ex-braccianti che non riescono più a trovare un impiego stabile a causa dell’età o a lavoratori stagionali che decidono di fermarsi sul territorio anche durante i mesi invernali. La vicinanza di Cuneo alla Francia inoltre ci ha spinto a muoverci verso il confine, ripercorrendo il viaggio che molte delle persone che arrivano su questo territorio cercano di compiere. I momenti trascorsi presso il Colle della Maddalena ci hanno permesso di riflettere sulla pericolosità delle frontiere montane e l’assurdità dei respingimenti.

Attraverso Cosenza

Se le altre esperienze si interfacciano con situazioni di grave marginalità ai confini o nei campi agricoli a Cosenza l’esperienza si costruisce nell’incontro con l’altro e con la ricchezza di persone con radici multiple.

Grazie all’aiuto della Migrantes di Cosenza-Bisignano un gruppo di giovani ha potuto conoscere i servizi offerti nella città di Cosenza, nel cuore della Calabria. I primi giorni di esperienza si sono svolti proprio in città, offrendo servizi in supporto a realtà presenti sul territorio: la mensa presso la Casa San Francesco, nel progetto di arredo urbano, al SAI di Cerisano gestiti dalla Cooperativa Strade di Casa e con i bambini al MOCI a Marzi. Con la guida di suor Valentina Dovico e del ricercatore di Sociologia generale all’Unical di Cosenza, Giorgio Marcello, il gruppo ha conosciuto vari aspetti della Cosenza Vecchia. Gli ultimi giorni sono stati trascorsi a Lorica, nei boschi della Sila per riflettere e condividere l’esperienza ed il proprio vissuto.

Attraverso Oulx

Il paesino di Oulx, quasi al confine con la Francia, da molti anni è diventato un luogo di passaggio fondamentale per i migranti che dal territorio italiano mirano a raggiungere quello francese. Nel 2015, a seguito degli attentati terroristici, la Francia ha disposto la sospensione del trattato di libera circolazione Schengen, rendendo quindi molto più difficile il superamento della frontiera per persone di cittadinanza extra-europea. Ne è seguita la completa chiusura della frontiera a Ventimiglia e la conseguente ricerca di nuove rotte da parte delle persone migranti. Dal 2017 si sono iniziati a registrare nella val Susa passaggi di ragazzi a piedi provenienti soprattutto dalla Guinea Conakry. Da quel momento in poi il flusso non si è mai arrestato, coinvolgendo ora persone provenienti dalla rotta balcanica, ora dalla rotta mediterranea. Di pari passo si è sviluppato un sistema di accoglienza sempre più strutturato ed efficace fino ad arrivare all’odierno Rifugio Fraternità Massi, una struttura che ha 70 posti letto e conta 15.000 passaggi all’anno. Nel rifugio collaborano diverse associazioni con ruoli differenti: Rainbow for Africa e Medici per i diritti umani si occupano di offrire un’assistenza sanitaria, Diaconia Valdese mette a disposizione un’operatrice legale.

Dal 2 al 7 settembre abbiamo vissuto un campo di servizio e conoscenza della realtà migratoria a Oulx; abbiamo prestato servizio al rifugio che in questo periodo contava un’affluenza di un centinaio di persone al giorno. Inoltre, abbiamo conosciuto la parallela realtà francese di Briançon che accoglie i migranti che hanno superato il confine: abbiamo percorso a piedi il sentiero che collega Claviere e Briançon per poi prestare servizio alla Terrasse Solidaire e alla chiesa di Sainte Catherine.

Inoltre, gli incontri di formazione con la volontaria storica del Rifugio Fraternità Massi di Oulx Silvia Massara, l’operatrice per Diaconia Valdese Martina Cociglio e il medico per Medu Federica Tarenghi ci hanno aiutato a comprendere a tutto tondo la realtà migratoria del luogo.

Conclusione

Al rientro dalle varie esperienze estive nei confini fisici ed esistenziali del nostro paese i giovani si sono ritrovati a Torino il 17 settembre e a Milano il 23 settembre. Hanno condiviso alcuni dei loro vissuti ed il processo di rielaborazione dei vissuti, concludendo con una riflessione sui prossimi passi da compiere individualmente e collettivamente per essere generatori di cambiamento sui nostri territori.

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