Il diritto di giocare
Hola! Sono Laura, ho 28 anni e sono un’anima in cammino.
Nel 2018 i miei passi si sono affiancati a quelli di ASCS, quando insieme alla mia amica Giudi ho partecipato per la prima volta al campo Io Ci Sto a Borgo Mezzanone. Quello è stato l’inizio di tutto, di un viaggio che dura ancora e che mi ha fatto crescere e incontrare tante persone belle, con alcune delle quali sono nate amicizie per la vita. Sono partita con il semplice desiderio di conoscere e sperimentarmi in un tipo di servizio che non conoscevo, di spendermi per l’altro e di approfondire temi di attualità che mi scuotevano e mi interrogavano. Così dopo quel primo Campo Io Ci Sto da volontaria, ne è venuto un secondo dove ho collaborato con lo staff, e negli anni a venire sono entrata sempre di più nel gruppo di giovani attivisti che ogni anno organizzano e portano avanti non solo i campi di volontariato ai vari confini d’Italia, ma anche tante altre iniziative, come eventi di sensibilizzazione, interventi nelle scuole, laboratori interculturali e intergenerazionali. Ogni momento vissuto insieme ad ASCS è stato ed è un’occasione di crescita, perché attraverso l’incontro con l’Altro scopro ogni volta nuovi pezzettini di me, grazie alla condivisione con anime sensibili e al servizio vado incontro a una versione di me un po’ migliore.
In questi anni tanti episodi hanno segnato la mia persona, episodi che perlopiù associo ad incontri speciali. Un episodio in particolare mi risuona spesso e non mi lascia tranquilla, mi muove. Ponte dell’Epifania, pieno inverno, ero al rifugio Massi di Oulx, paesino del Piemonte al confine con la Francia, durante un “Confine” (campo di servizio di un weekend). In questo rifugio vengono accolte ogni giorno decine di persone che tentano di raggiungere a piedi la Francia e quel giorno, tra gli ospiti del rifugio c’era anche una famiglia siriana, tra cui una bambina di 6/7 anni. Io e Giudi ci siamo messe a giocare con lei nel giardino, faceva freddo ma non importava, c’era voglia di leggerezza e risate. Non ci capivamo, non avevamo una “lingua ponte” per comunicare con lei, ma per fortuna con i bambini è tanto facile, quando si gioca ogni barriera crolla e si diventa tutti personaggi di un’unica storia. Il gioco sembrava un semplice nascondino, correvamo e ci nascondevamo tutte e tre. Tutte e tre? Un momento ma, allora da chi stiamo scappando? Ci nascondiamo dietro un muretto e la piccola ci fa segno di fare silenzio, il ditino sulla bocca e a quel punto sussurra “police! police!”.
E di colpo abbiamo capito il gioco. Nascondino. Scappa e non farti vedere dalla polizia.
Io e Giudi abbiamo subito pensato a “La vita è bella”, il film di Benigni, a quel padre che per proteggere il figlio dalla brutalità del campo di concentramento si è inventato un gioco di ruolo, e ci ha giocato fino in fondo. Ci siamo immaginate una situazione simile, una madre e un padre che affrontano un viaggio pericolosissimo con una bambina da proteggere, e lo fanno inventandosi un gioco. Ma forse non sono nemmeno i genitori, forse è lei che con la sua fantasia di bambina si è cucita attorno una storia, come un’armatura. Questo incontro è uno di quelli che mi hanno fatto più male, perché quando si tratta di bambini, quando è l’infanzia ad essere violata, mi sento toccata in prima persona. E se ogni essere umano dovrebbe avere il diritto a una Casa, a spostarsi verso un luogo sicuro, quando si tratta di bambini, di piccole persone, a questi diritti se ne aggiungono altri fondamentali che, in un viaggio del genere, troppo spesso vengono calpestati. Questo episodio ancora mi scuote e mi ricorda sempre quanto sia importante per me essere di sollievo a una persona che sta affrontando qualcosa di brutto, quando posso. Essere una persona amica, una persona che fa sentire al sicuro. Come io sempre mi sento a Casa con ASCS, cerco di essere un pochino Casa per le persone che incontro.
Auguro ad ASCS di continuare a essere Casa, porto sicuro, luogo aperto e accogliente dove possano sempre crescere e intrecciarsi storie di vita, sogni e speranze.