In viaggio insieme tra incontri e confini
Ciao! Mi chiamo Giulia, ho 31 anni e una vita ricca di incontri, anche con persone che, per origini geografiche, per condizioni sociali e per percorsi di vita avrebbero potuto avere una storia del tutto parallela rispetto alla mia… E invece, nelle periferie della città di Milano che attraverso ogni giorno, in luoghi ai margini di altre parti d’Italia e del mondo, e alle frontiere d’Italia e d’Europa, le nostre strade si sono incrociate ed intrecciate per un tratto, che, per quanto breve, spesso è stato abbastanza per lasciare in me tracce profonde. A volte basta il tempo di una sera per diventare “sorella” di qualcuno. Sentirmi chiamare così da persone con cui ho condiviso qualche frammento di vita, nelle esperienze vissute a volte da volontaria a volte per professione (sono educatrice nel sociale), mi ha insegnato la concretezza della fratellanza/sorellanza umana, ridando ogni volta ali al desiderio di saper essere casa per chi incontro: una casa-porto, luogo accogliente, di approdo, scambi e ripartenze…
Ho conosciuto ASCS nel 2022, partecipando da volontaria prima a un ConFine Trieste e poi, insieme a mia sorella, al campo Io Ci Sto a Borgo Mezzanone, nel foggiano. Nell’inverno seguente abbiamo fatto tappa anche a Oulx. Nel frattempo, ho cominciato a collaborare con gli altri giovani attivisti di Più Ponti Meno Muri nella preparazione dei campi ConFine e Attraverso (Agro Pontino 2023 e Cosenza 2024, in particolare). Qua e là, ho avuto pure l’occasione di far giocare alcuni gruppi di persone a The Game. Attualmente, poi, ho con ASCS una collaborazione professionale nell’ambito del progetto Remix a Milano.
Se dovessi scegliere qualche fotogramma per ogni esperienza vissuta con ASCS, forse direi che Trieste per me è Lorena che si prende cura dei piedi dei ragazzi arrivati dalla Balkan Route in piazza Libertà/piazza del mondo e spiega che esserci e prendersi cura sono gesti politici.
Di Io Ci Sto ricorderei: la sveglia prima dell’alba per il richiamo alla preghiera proveniente dalla pista; come ho riconosciuto Assima per un suo gesto di cura, apparentemente insignificante e forse assurdo in quel contesto, e invece indice e generatore di una dignità gigante; e Vincent che a scuola di italiano mi ha chiesto: “Che cosa significa accoglienza?”.
Dell’esperienza a Oulx mi torna in mente per prima cosa l’intensa nevicata sotto la quale abbiamo attraversato a piedi il confine con la Francia, pensando a chi quel confine deve attraversarlo di nascosto.
Attraverso Agro Pontino, invece, forse, prima di tutto per me è stato trovarmi a cercare i nomi delle persone morte di lavoro schiavo nelle campagne italiane, per un bi-sogno di giustizia e umanità, per tentare di strappare alcune storie all’invisibilità, facendo memoria con l’accortezza di chi sa che ricordare è un verbo al futuro: chiede di assumersi la responsabilità di vedere, ascoltare, affezionarsi e intervenire nel presente, sapendosi e sentendosi responsabili delle vite degli altri.
Rispetto a The Game, che è sempre un’occasione per approfondire e introdurre altri alle politiche delle migrazioni e, più nello specifico, alla realtà della rotta balcanica, racconterei l’emozione che ho provato quando, durante un viaggio in Bosnia-Erzegovina con un gruppo di giovani di Caritas Ambrosiana con i quali avevamo giocato prima di partire, a Tuzla ho incontrato di persona Senad e Nihad, volontari attivi nella solidarietà alle persone migranti, che anche nella casella Tuzla di The Game chi è fortunato può incrociare.
Infine, Remix e Attraverso Cosenza per me sono innanzitutto la gratitudine di poter affiancare giovani equilibristi interculturali e cittadini del mondo nel tirar fuori ciascuno la propria voce, costruire relazioni di amicizia e provare a prendersi cura della città e del mondo che abitiamo. Oggi c’è così bisogno di tessere legami tra persone, storie e culture, per imparare a vivere insieme anche se diversi, anzi trasformando le diversità davvero in una risorsa in più per rendere ogni luogo casa ospitale per tutti, dove ognuno possa essere libero e nessuno sia più straniero…
Al di là delle singole esperienze e attività, forse, però, per me incontrare ASCS è stato soprattutto entrare in un cerchio (sempre aperto!) di lucine, trovando compagni di cammino. Qui ho incontrato persone che mi hanno chiesto da dove venissi e che cosa sognassi, hanno voluto valorizzare quel che già portavo nel mio zaino e mi hanno invitata a camminare insieme, per andare, un passettino alla volta, verso l’orizzonte che ci accomuna: quello di un mondo in cui sappiamo riconoscerci fratelli e sorelle, diventiamo davvero uguali in dignità e diritti, e ogni “confine” è solo il territorio di incontro in cui vivere in pace insieme con l’altro.