Tra confini e connessioni: il valore della reciprocità

Mi chiamo Alessandra, ho 21 anni, sono di Grugliasco e studio Comunicazione Interculturale all’Università di Torino. Il volontariato è entrato nella mia vita da bambina, grazie a una famiglia che me lo ha fatto scoprire con cura e passione. Crescendo, lo scoutismo mi ha permesso di capire davvero cosa significhi donarsi agli altri e cosa sia la gratuità.

ASCS è entrato nel mio percorso solo di recente, ma fin dall’inizio ne ho colto la forza e l’importanza.

La mia prima esperienza con “Più Ponti Meno Muri” mi ha portata al confine di Oulx, un luogo che già conoscevo, per accompagnare il team di Confine Scuole e offrire aiuto in cucina. Ho avuto l’occasione di affiancare adolescenti che si affacciavano per la prima volta al mondo del volontariato. È stato proprio a Oulx che ho compreso l’enorme valore dei progetti nelle scuole e la fortuna di poter essere lì per loro in un momento così significativo.

Questa esperienza mi ha spinta, nell’estate del 2024, a partire per la Puglia, al campo “Attraverso San Severo”. Lì sono stata toccata nel profondo da storie, luoghi e testimonianze, dalla contraddizione di una terra straordinariamente bella e popolata da persone generose, ma segnata anche dallo sfruttamento e dai diritti calpestati.

Dopo la Puglia, la mia voglia di confronto mi ha portata a Trieste per un mese intenso, durante il quale ho vissuto la quotidianità di chi è in movimento in un contesto complesso come quello del confine triestino, dove giungono persone segnate dal lungo cammino della rotta balcanica.

Se penso a cosa vuol dire per me servire ripenso subito alla mia Partenza, uno dei momenti cardine all’interno del percorso scoutistico. Durante la cerimonia sono stata chiamata a prendere delle scelte riguardo i tre temi ritenuti fondamentali, uno di questi è proprio il servizio.

Durate la cerimonia ho infatti testimoniato che “Servire, per me, è uno scambio reciproco di vissuti, sentiti ed esperienze, è comunicazione e condivisione di uno spazio libero in cui essere sé stessi”.

Rileggendo queste righe rivivo i momenti di servizio che abitano la mia memoria e riempiono il mio cuore: ritorno all’interno della “Piazza del mondo” di Trieste, nella quale persone provenienti da tutto il globo, di età diverse e per motivi diversi coabitano un luogo in cui si gioca, si canta e si mangia. Ritorno alla cura spirituale e fisica di Lorena e dellə altrə volontarə che tutte le sere, ancora oggi, si occupano di medicare le ferite che la rotta balcanica lascia a chiunque la attraversi.

Ritorno alle testimonianze in Puglia e alle serate tra giochi e musica con i ragazzi e le ragazze della comunità don Bosco. Mentre scrivo mi appaiono immagini dei sorrisi di intesa con Ibrahim mentre fa finta di rubarmi gli occhiali da sole e delle facce sconsolate di Nunke mentre facciamo lezione di italiano – d’altronde io facevo le stesse espressioni quando Wasim mi insegnava l’arabo.

Grazie a queste esperienze, ho compreso il valore della reciprocità e della connessione umana. Ogni momento mi ha avvicinato un po’ di più all’idea che un mondo in cui ci siano “più ponti e meno muri” sia davvero possibile.

Grazie a chi mi ha accompagnata e a chi ancora incontrerò lungo il cammino.

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    2025-02-12T11:15:18+01:00
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