20 anni di ASCS: un viaggio di incontri, di ascolto, di accoglienza!

Sembra ieri quando padre Beniamino è andato a Bassano nello studio legale per firmare i documenti della ASCS e invece sono passati già 20 anni! 20 anni di esperienze, di incontri, di progetti, di volti, di speranza.

Ecco penso che la parola più bella che mi viene in mente, in questo momento, è la speranza. Ho cominciato questa avventura con padre Beniamino vent’anni fa, ero una volontaria e sono diventata poi un’operatrice, una delle prime!

Lavorare con la ASCS non è stato solamente un semplice lavoro, è stato per me una esperienza di vita. Sono passata da Tijuana a Ciudad Juarez, ed Aguaprieta… gli anni messicani, in frontiera.


Poi è arrivato il grande capitolo dell’Africa a
Cape Town, dove ho potuto sperimentare cosa significa gestire un gruppo diversificato, creare progetti, formare persone, dare stabilità.

Poi sono rientrata in Italia dove come direttrice ho affiancato Padre Beniamino.

A Milano accanto a Padre Beniamino ho vissuto anni meravigliosi, un momento magico della ASCS, tanti volontari, tanti operatori e girare il mondo non era solamente per me prendere l’aereo ma significava andare a costruire insieme agli operatori progetti, soprattutto alle persone locali.

Girare il mondo è stata per me un’esperienza di ricchezza, di gioia, di profondità e di speranza. Ritorno su questa parola perché ogni persona che incontravo, ogni progetto che si faceva ogni vittoria, ma anche i fallimenti, i problemi, i momenti di limite o di rimessa in discussione, erano tutti momenti di speranza.

Speranza per costruire qualcosa di diverso, speranza per dare voce a chi voce non ce l’aveva. Speranza nel riuscire a essere quel piccolo pizzico di sale che poteva dare un senso alla vita di tanti migranti e rifugiati e vivere con loro la loro speranza, la loro voglia di un futuro migliore, la loro voglia di rimettersi in gioco.

Posso dire che la ASCS è stata un braccio… Beniamino diceva che eravamo il braccio operativo della congregazione scalabriniana ed aveva ragione. Questo braccio era capace di costruire, di prendere per mano, di mettersi accanto, di camminare con il passo e con la gente del luogo.

Le esperienze in Messico, in Africa e poi come direttrice mi hanno fatto capire quanto sia importante l’ascolto, quanto sia importante il dialogo, l’accoglienza e quanto sia importante rispettare i tempi di ogni persona che si incontra.

Questo è stato uno dei tanti insegnamenti, ma forse il più bello, che Beniamino come fondatore dell’ASCS, mi ha lasciata: quello di mettermi in ascolto, in ascolto delle parole dette e di quelle non dette, in ascolto dei gridi espressi e dei gridi che a volte rimangono nel cuore dei rifugiati e dei migranti.

Viaggiare con Beniamino è stata un’esperienza meravigliosa, viaggiare nel senso metaforico simbolico ma anche concreto. I tanti viaggi fatti con lui, ore di attesa negli aeroporti, dormendo negli aeroporti per evitare di spendere per trovare un albergo, voli persi, computer rubati… erano momenti per me di ascolto, di osservazione, dove Beniamino non era solamente un maestro ma era un senso di vita.

Ora quella che sono, quello che faccio qui nella diocesi di Montreal lo devo soprattutto a lui e la sua presenza è ora più che mai viva perché averlo ascoltato, guardato, imitato e essermi impregnata delle sue parole, del suo sapere, mi permette ora di vivere il mio servizio e il mio lavoro con un’attitudine diversa, ogni giorno nuova.

Beniamino continua a vivere in me come credo e sono sicura nella ASCS.

L’ASCS mi ha permesso di crescere, mi ha insegnato a mettermi accanto agli altri, i ricordi a volte possiamo dimenticarli, le persone a volte si dimenticano, ma l’esperienza vissuta con persone concrete, e voglio solo citarne alcune che hanno fatto il cammino con me: Mirko Lucia, Emanuele, Giulia, Romina, Matteo, Deborah… loro non le dimentico. Persone che mi hanno arricchito, e che mi hanno fatto crescere e che hanno continuato ad alimentare, anche se ora siamo lontani, questa speranza nel volere e nel credere in un mondo diverso, in un mondo giusto dove anche il migrante è rifugiato può essere accolto e può diventare responsabile della sua vita.

La ASCS mi ha insegnato che dal migrante e dal rifugiato si impara, si riceve molto, soprattutto noi che viviamo nei paesi di accoglienza, vedere il migrante e rifugiato come una persona importante, attiva e responsabile, con la sua dignità.
Ecco il senso della dignità è stato un altro elemento importante che l’esperienza nella ASCS mi ha insegnato a guardare, e soprattutto Beniamino: la dignità di ogni persona, non importa la sua origine, il suo percorso migratorio, le sue ferite.

Concludo pensando a Padre Beniamino come colui che continua a vivere attraverso di noi, attraverso la ASCS, attraverso le persone che la ASCS continua ad avvicinare, a servire, a sensibilizzare…

Una semplice parola GRAZIE!

Alessandra Santopadre

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2024-03-22T15:45:48+01:00
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