Cambiare, un processo naturale tra emozioni e fatiche

Ciao a tutti! Sono Lazzarotto Martina, ed ormai da un anno sto vivendo la mia esperienza di volontariato presso la Casa di Accoglienza a Santiago del Cile e vorrei raccontare, in breve, tutto quello che sta succedendo qui, “dall’altra parte del mondo”.

Questa Casa di Accoglienza ha una storia davvero molto lunga, e come possiamo ben immaginare ha vissuto diverse tappe: per anni ha accolto uomini in situazioni di fragilità; poi donne con bambini; fino ad arrivare al momento in cui, 25 anni fa, chi gestiva la casa ha deciso di accogliere solo donne, che arrivavano in Cile per trovare lavoro.

I principi fondamentali però non sono mai cambiati, ovvero: l’apertura, l’ascolto e l’accoglienza a persone migranti che si trovano in situazione di vulnerabilità.

Come dicevo, le varie tappe che la Casa di Accoglienza ha affrontato sono state scandite dalle diverse necessità, a livello socio culturale, che sorgevano a seguito dei vari flussi migratori di cui il Cile é sempre stato protagonista.

Dico tutto questo semplicemente perché qui, a Santiago del Cile, stiamo attraversando proprio uno di questi momenti: molto delicato ed importante allo stesso tempo.

Dopo 25 anni, in cui la casa ha svolto un ruolo importante e fondamentale per tantissime persone, ci si é resi conto che le necessità della comunità migrante in Cile é molto cambiata.

Fino a gennaio 2025, infatti, la casa accoglieva donne migrati, dai 18 ai 65 anni, di qualsiasi nazionalità, offrendo loro uno spazio sicuro dove poter stare. Sto parlando di donne che vivono in Cile da diverso tempo: ovvio che ogni situazione é a sé, c’é chi vive qui da qualche anno, chi da 10 anni, o addirittura chi vive qui da 20 anni o più.

Queste donne (di cui ho scritto tempo addietro) avevano preso come punto di riferimento questa Casa di Accoglienza come fosse “la loro casa”. Si era instaurato un bel rapporto tra loro e la ”hermana Ofelia”, la signora che gestiva l’andamento della casa stessa. Quindi potete ben immaginare come sia stato difficile per loro accettare l’idea di non poter più contare su questo posto come punto di riferimento.

È opportuno precisare che ciò non implica che queste persone non necessitino più di questo spazio, ma certamente godono di una stabilità tale (primo fra tutti sono in possesso del “Carnet Chileno”, ovvero quel documento che permette di lavorare in modo legale in Cile) da consentire loro di esplorare diverse soluzioni per riadattarsi e individuare altri luoghi dove poter risiedere.

Sicuramente quella fatta non é stata una scelta semplice, però man mano che il tempo passava é risultata sempre più necessaria. Il considerevole aumento delle persone migranti che arrivano e stanno arrivando in Cile, negli ultimi sei anni, è dovuto a fattori quali le crisi politiche ed economiche nei Paesi vicini, la ricerca di migliori opportunità di lavoro e la percezione del Cile come un Paese stabile.

Tutto questo, appunto, richiede un costante adattamento e la costruzione di politiche che promuovano l’integrazione, la giustizia sociale e la dignità umana per tutti.

Dicendo “tutti” mi riferisco a tutte quelle persone che viaggiano, escono dal loro paese, lasciano tutte le loro sicurezze, i loro affetti, per poter cercare qualcosa di migliore, un futuro, una possibilità. E spesso lo fanno sperando che “dall’altra parte” ci possa essere qualcuno che le sostenga, perché viaggiano spesso senza soldi, senza sapere in che condizioni arriveranno, e senza conoscere il contesto in cui si dovranno inserire, tant’é che quando arrivano in Cile la maggior parte delle volte si devono confrontare con una realtà che non é mai semplice come sembra.

Ecco dunque come la Casa di Accoglienza sta cercando di cambiare, di adattarsi ai tempi: aprendo le porte a tutte quelle persone che, da poco arrivate in Cile, non hanno uno spazio sicuro dove stare; che si troverebbero costrette a vivere per strada, con il rischio di incorrere in situazioni pericolose e poco raccomandabili. Con l’obiettivo di sostenere le persone migranti nel mettere le basi per costruirsi quella vita dignitosa che cercano e meritano.

Non sarà facile. Gli operatori che lavorano nella Casa si stanno già confrontando con tantissime sfide: alcune più affrontabili, altre molto più ostiche; ma tutto sempre e sicuramente con l’intento di essere di supporto ad altre persone.

Allo stesso tempo sarà anche molto emozionante perché é un compito che richiede capacità di adattamento, forza di mettersi in gioco, dedizione ed anche un pizzico di fantasia (per lavorare con le persone ce ne vuole sempre).

É una scommessa, che tutti si stanno impegnando per poter vincere, con il premio di sapere di aver dato una possibilità a tutti.

Concludo con un pensiero legato a come ho vissuto e sto vivendo io questo cambiamento.

É inutile negare quanto sia stato difficile all’inizio. Quando ho saputo quali sarebbero state le situazioni che avrei dovuto affrontare ho provato un forte desiderio di tornare a casa, alla mia tranquilla cittadina. Però poi ho iniziato a capire che tutto questo sarebbe solo stato un arricchimento per me. Il fatto di poter conoscere persone nuove, con storie diverse, con abitudini e forme di essere completamente differenti.

E in più sono stata grata del fatto di aver potuto accompagnare “le mie signore” nel processo di distaccamento da questa Casa, che un po’ é anche mia, e che era anche loro.

Insieme abbiamo parlato tanto, ho ascoltato le loro paure, ho cercato di tranquillizzarle, ma più di tutti mi sono impegnata a STARE. Con tutta me stessa. Stare e vivere questo momento che sicuramente adesso vivono come duro e quasi insormontabile, che però un giorno vedranno con occhi diversi. In fin dei conti un grosso cambiamento spaventa sempre, ma se ci guardiamo indietro tutti i grandi cambiamenti della vita sono stati una spinta per poter migliorare.

Ed ecco che ancora un po’ impaurita, ma molto grata di quello che sto affrontando, continuo questa avventura.

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