Dieci anni di volontariato con ASCS a Maratane
Sono Ennio Bindandi di Ravenna. La mia collaborazione con ASCS è iniziata nel 2010 ed è proseguita fino al 2019.
Verso la fine di luglio del 2010, dopo diverse telefonate fatte nei mesi precedenti, incontriamo Padre Beniamino e Alessandra Santopadre a Loreto. Ci troviamo in una pizzeria visto l’orario per un “pranzo di lavoro”, dovevamo definire se partire o meno per il Mozambico, in realtà loro dovevano capire se fossimo idonei per affrontare questa esperienza.
Da parte nostra, avevamo da offrire era ben poco rispetto al progetto che si andava a proporre, tre mesi in Costa D’Avorio con delle religiose che si occupavano prevalentemente di bambini e ragazzi, per dare loro un’istruzione, cure e una adeguata alimentazione. Tre anni in Brasile in una Fazenda dove due signore accolgono bambini orfani togliendoli alla strada.
Dopo circa un’ora, Padre Beniamino ci aveva illustrato il progetto nel suo insieme, che riguardava l’agricoltura, l’insegnamento e l’alimentazione per i bambini denutriti e l’accoglienza dei profughi provenienti da altri paesi dell’Africa. Ci chiese se fossimo disponibili a partire con il progetto alimentazione, rispondemmo che eravamo pronti a partire anche subito. Padre Beniamino non se lo fece dire due volte, prese in mano il cellulare chiamò Mirko l’operatore che da quindici giorni circa aveva inviato a Nampula per fare i dovuti e necessari sopralluoghi e verificare la fattibilità del progetto, cercando operatori locali per formare una squadra e creare i primi contatti con il personale delle varie istituzioni locali, Ospedale, Polizia , autorità locali ecc., ovviamente a Nampula c’erano due padri che ci avrebbero accolto nella missione degli Scalabriniani situata alla periferia della cittadina Mozambicana.
Stabilimmo di partire a metà settembre chiedendo di poter incrociare Mirko per almeno una decina di giorni. La nostra permanenza era di tre mesi, il tempo necessario che occorreva a due operatori che a Lisbona seguivano un corso di Portoghese, lingua ufficiale del Mozambico.
Questo è stato il nostro primo approccio con il progetto di nutrizione con sede a Maratane.
Maratane è un ex lebbrosario, attualmente campo profughi in sostituzione di quello precedente situato nei pressi di Maputo attuale capitale del Mozambico, troppo vicino al confine con il Sud Africa, da molti immigrati considerato il punto d’arrivo.
Per raggiungere Maratane, distante 26 Km da Nampula, dovevamo percorrere circa una ventina di Km sulla strada che conduce a Mecoburi, per poi deviare sulla destra ed inoltrarci nel “mato” ovviamente su strade e sentieri impercorribili se non sei adeguatamente attrezzato con un fuoristrada, tempo di percorrenza 45 minuti circa e se pioveva anche più di 1 ora. Nel 2019 dopo che la strada era stata asfaltata si percorreva in poco meno di mezzora.
Così è iniziata la collaborazione con ASCS. Dal 15 settembre al 15 dicembre abbiamo dato il nostro contributo cercando prevalentemente di curare i rapporti con i locali, “formare” gli operatori cercando di capire quali reali bisogni vi erano dietro alle richieste che ci venivano fatte. Non nascondo che per il primo mese si avvertiva una certa reciproca diffidenza, questo ovviamente avviene quando due culture si incontrano per la prima volta senza un minimo di conoscenza reciproca, se non per sentito dire.
Loro parlavano in swahili, makhuwa e portoghese. Noi Italiano e dialetto romagnolo (che peraltro è molto efficace per la gestualità che lo accompagna e per le espressioni facciali), quindi anni luce di distanza, ma con l’aiuto dei Padri e il nostro perseverare siamo riusciti in poco tempo a superare queste barriere che inizialmente sembravano invalicabili. Invece, proprio queste difficoltà di comunicazione, sono state la chiave di volta del rapporto che successivamente si è venuto a creare con i componenti del gruppo di lavoro. La consapevolezza che quello che stavamo facendo era rivolto agli altri ha fatto in modo che la necessità di comunicare comprensibilmente fosse una priorità. Abbiamo cercato di entrare il più possibile nel loro modo di pensare e lo stesso hanno fatto loro. In questa maniera, senza rendercene conto, è nato con molti di loro un rapporto di fiducia reciproco, per molti aspetti empatico. Accompagnavamo madri e bambini all’ospedale di Marere per visite mediche e terapie mirate al bisogno dei piccoli pazienti, ricoveri in ospedale di Nampula e collaborazione con il personale paramedico mozambicano per le vaccinazioni da fare nei vari villaggi.
In questi interventi a volte eravamo accompagnati da qualcuno di loro, soprattutto perché in molti non parlavano il portoghese ed era quindi un serio problema capirci. Ci eravamo talmente appassionati a questo lavoro che i tre mesi sono passati senza rendercene conto. Ed è stata proprio questa passione, intesa come partecipazione attiva al progetto e alle problematiche che giornalmente affrontavamo, che ci ha spinto ad offrirci di tornare a gennaio per evitare la chiusura di Maratane per un paio di mesi a causa di un ritardo burocratico che rallentava l’invio degli operatori.
Così è iniziato il “pellegrinaggio” di due o tre mesi che annualmente ci ha visto presenti, sempre nei primi mesi dell’anno da metà gennaio ad aprile.
Così per dieci anni ho avuto modo di veder crescere il progetto, incontrare molti volontari e diversi operatori: tutte persone seppur giovani, attente ai bisogni delle persone e professionalmente preparate.
Auguro ad ASCS di continuare la sua opera in ogni parte del mondo ove necessiti la presenza di professionalità e abnegazione verso i più bisognosi e mi sembra che lo slogan “Più Ponti Meno Muri” sia un buon incentivo ad aprire cuori delle persone.