Trame di amicizie e di inclusione
Sono Barbara, ho 46 anni, sono nata a Latina ma vivo e lavoro a Roma da tanti anni.
Ricordo il primo incontro con “Casa Scalabrini”, era maggio 2015 e con un gruppo di persone si andava a consegnare una raccolta di prodotti per l’igiene. La Casa, che stava accogliendo i primi ospiti, sarebbe stata inaugurata di lì a poco, a fine giugno, e avrebbe preso il nome di Casa Scalabrini 634.
Io non avevo mai sentito parlare degli Scalabriniani e abitavo da poco nel quartiere dove, tuttavia, gli anziani conoscevano quel posto, la grande casa con il bellissimo giardino, come il vecchio seminario dei Padri Scalabriniani.
In poco tempo gli ospiti sono aumentati e c’erano anche un paio di famiglie di origine africana. Abbiamo conosciuto gli operatori e frequentando la casa insieme si è iniziato a ragionare su quale potesse essere il nostro contributo di volontari. Il gruppo di persone ormai amici erano e sono esperti di educazione finanziaria e per volontariato già si occupavano di percorsi di integrazione di immigrati e rifugiati con l’Associazione “Migranti e Banche”. Poiché in donazione arrivavano delle macchine da cucire si è pensato di strutturare una sartoria dove volontarie esperte di cucito hanno iniziato a insegnare i rudimenti del mestiere a giovani ospiti o migranti provenienti dall’esterno. In diversi casi gli allievi, uomini e donne, sapevano già cucire e quindi si è trattato di affinare l’arte e partecipare a progetti come il confezionamento di abiti per la compagnia teatrale locale “I Torpignattori” e tanti altri. Inoltre, nel corso degli anni ci sono stati corsi di uncinetto, maglia e riciclo creativo aperti al territorio.
Così si sono svolte diverse stagioni formative rivolte a uomini e donne che con il loro portato di esperienze, competenze, desideri e aspirazione provavano a tessere insieme trame di integrazione con nuove idee per il loro futuro nel nostro paese.
Io non avevo nessuna capacità nel cucito ma mi sono dedicata all’accoglienza, in parte all’organizzazione e ad accompagnare gli allievi. Sono trascorsi anni per me intensi con tanti pomeriggi passati insieme con il cucito, e poi le feste e le cene, oltre alla partecipazione alle attività della casa, le riunioni, i corsi di formazione le uscite.
Ben presto ho capito che la casa non offriva soltanto formazione, sportelli, attività “istituzionali” ma era diventata per tante persone, ospiti, persone di passaggio e volontari una vera “Casa”, una famiglia in cui sentirsi accolti con la propria umanità e i propri talenti.
Così è stato anche per me che, ogni volta, anche dopo periodi di allontanamento, trovavo sempre al mio arrivo un abbraccio e tante chiacchiere prima di tuffarsi in nuovi percorsi, idee e proposte.
A Casa Scalabrini ho conosciuto tante storie di viaggio e di progetti migratori ed è stato bello condividere le soddisfazioni, piccole gioie e traguardi nei percorsi degli amici, spesso anche i ricordi del proprio paese attraverso la musica, il cibo e le tradizioni con un inevitabile pizzico di nostalgia.
I momenti che ricordo più intensamente sono le partenze delle famiglie con cui tanto si era condiviso, anche a causa della presenza di bambini meravigliosi oggi ormai quasi uomini e donne. Vederli lasciare la casa provocava una certa tristezza ma anche molte altre emozioni come la gioia per la raggiunta autonomia e soddisfazione… ancora oggi quando tornano per una visita è una gran festa!
A Casa Scalabrini che si prepara celebrare il suo decimo anniversario il prossimo anno auguro di continuare ad essere casa accogliente per tutti e ad ASCS, la grande famiglia di cui fa parte, auguro di proseguire sempre con maggiore entusiasmo la sua opera a favore di tutte le persone in viaggio nel mondo. Spostarsi è un diritto di tutti e farlo nella maniera più dignitosa e umana possibile è un obiettivo che una società giusta e rispettosa dovrebbe riuscire a garantire.